Integrazione linguistica e nuove sfide educative in Italia

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L’insegnamento per me, Eraldo Affinati, non è solo una professione, ma una missione. Da anni mi dedico all’educazione come strumento di emancipazione sociale. Ho sempre creduto che la lingua non sia soltanto un mezzo di comunicazione, ma un ponte verso l’integrazione e la dignità. Lavorando con i migranti nelle scuole Penny Wirton, ho visto come l’italiano possa diventare la chiave per costruire una nuova vita.

Apprendere una lingua per costruire il futuro

Imparare una lingua significa avere accesso alle opportunità. Molti degli studenti che seguono i nostri corsi arrivano in Italia con speranze e timori. Non si tratta solo di grammatica o sintassi, ma di far sì che possano usare l’italiano nella vita di tutti i giorni. Il Ministero dell’Istruzione conferma che il 68% degli studenti migranti che apprendono la lingua riescono a trovare lavoro entro un anno dalla fine del corso. Questo dato mi dà la forza di continuare, perché vedo nei loro occhi la trasformazione che l’istruzione può portare.

Il metodo Penny Wirton: un’educazione senza barriere

La scuola Penny Wirton si fonda su un principio essenziale: l’educazione deve essere accessibile a tutti. Non ci sono classi fisse né voti, ma un rapporto diretto tra studente e insegnante. Questo metodo mi ha permesso di creare un ambiente inclusivo, dove l’apprendimento non è un obbligo, ma un’esperienza condivisa. I volontari, dagli insegnanti agli studenti universitari, formano una comunità di sostegno che rende il percorso più umano e concreto.

In molte città italiane, ho visto come questa formula si stia diffondendo. La collaborazione tra istituzioni e cittadini è la vera chiave del successo. L’istruzione non può essere solo un atto tecnico: è un fatto umano, che trasforma chi insegna e chi impara.

Il digital divide: una nuova forma di disuguaglianza

La pandemia ha rivelato una nuova sfida: la disparità nell’accesso alla tecnologia. Save the Children ha rilevato che il 32% delle famiglie migranti in Italia non dispone di dispositivi digitali adeguati. Questo significa che molti ragazzi non hanno potuto seguire le lezioni a distanza, rimanendo esclusi dal processo educativo.

Questo problema va affrontato con urgenza. Non basta distribuire tablet o computer: serve una connessione stabile e, soprattutto, un’educazione digitale che aiuti gli studenti a orientarsi nel mondo online. Un’educazione che insegni a riconoscere le opportunità, ma anche i rischi della rete.

L’analogia con il mondo del gioco online

Nel mio percorso di educatore ho imparato che il digitale è una realtà complessa, fatta di opportunità e pericoli. Prendiamo l’esempio dei siti di scommesse non AAMS: offrono libertà, ma con minori garanzie. Molti giovani si avvicinano a questi portali senza la consapevolezza dei rischi. È per questo che l’educazione non deve fermarsi solo alla lingua, ma deve includere anche una formazione critica sull’uso delle risorse digitali.

Lavorare con i giovani significa aiutarli a distinguere tra ciò che può costruire il loro futuro e ciò che può metterlo a rischio. Insegnare significa anche proteggere.

La comunità come forza educativa

L’integrazione non è un atto individuale, ma collettivo. La scuola Penny Wirton non è solo un luogo di apprendimento, ma una comunità. Ho visto insegnanti, studenti e famiglie collaborare per costruire qualcosa di più grande della semplice conoscenza linguistica: una rete di solidarietà.

Anche il mondo del lavoro può fare la sua parte, valorizzando le competenze dei nuovi cittadini. Stage e programmi di formazione continua possono essere il ponte tra la scuola e l’inclusione sociale.

Conclusione

L’integrazione linguistica è il primo passo verso una società più giusta. Ma non può essere un compito lasciato solo agli insegnanti. È una sfida che riguarda tutti: scuole, istituzioni, famiglie e comunità.

Allo stesso modo, la digitalizzazione deve essere accompagnata da un’educazione responsabile. Non possiamo lasciare i giovani soli di fronte alle insidie della rete. Se vogliamo un futuro in cui tutti abbiano le stesse opportunità, dobbiamo costruirlo insieme.

Ed è questo che continuerò a fare, con la stessa passione con cui ho iniziato.